Ceramica comune da mensa e da dispensa di Roma

Simon Dienst

La ceramica comune da mensa e da dispensa (CC) inquadra delle ceramiche tornite, le cui superfici sono spesso grezze o leggermente lisciate, cotte in modalità A. Durante la maggior parte del periodo romano, i recipienti sono di colore chiaro, con un impasto piuttosto fine e calcareo. Nel periodo tardo antico, questa classe ceramica è spesso prodotta con impasti non calcarei e più grossolani, a volte identici agli impasti della ceramica da cucina. Queste produzioni possono presentare un ingobbio rosso o scuro, parzialmente (soprattutto nel periodo repubblicano) o totalmente coprente (principalmente nel periodo tardo antico) (CC2). Durante il periodo tardo antico, alcune produzioni sono ricoperte anche da una politura a strisce. Il repertorio è costituito principalmente da forme chiuse, recipienti da conservazione e da mensa, vale a dire brocche, anfore da conservazione e bacini. I mortai (MO), simili da un punto di vista tecnico e quindi inclusi nella tipologia, costituiscono tuttavia una categoria a parte. Sono comuni anche i bicchieri, gli anforiskoi e i coperchi. Nella tarda antichità, questa classe ceramica imita la terra sigillata africana, sia nell’aspetto (impasto arancione o rosso, a volte lisciato o ingobbiato), sia nel repertorio (piatti, coppe e ciotole). I mortai lisci tardi (raggruppati insieme ai “mortai con collare”) derivano probabilmente dagli Hayes 91 africani.

La tipologia di ONICer è proposta nella tesi di dottorato di S. Dienst (in corso). Essa copre la regione di Roma e il periodo dal IV sec. a.C. al VII sec. d.C. Prende in considerazione le tipologie di G. Olcese (2003), T. Bertoldi (2011) e C. Pavolini (1980 e 2000), ma integra il materiale ricorrente di una cinquantina di siti.

I tipi prendono il prefisso “Roma”, seguito da quattro cifre e a volte da una lettera. Le prime due cifre indicano la classe ceramica e il gruppo funzionale (più raramente, una caratteristica morfologica evidente). Per la ceramica comune da mensa e da dispensa, la numerazione è 0000 per le forme chiuse e 1000 per le forme aperte. I gruppi funzionali sono contraddistinti dalla seconda cifra, le due successive e una lettera indicano il tipo e le sue varianti.

Bibliografia

Bertoldi T., Ceramiche comuni dal suburbio di Roma, Rome, 2011.

Dienst S., Étude chronologique, économique et culturelle de la vaisselle du Piano della Civita à Artena (Latium) depuis la République romaine jusqu’à l’Antiquité tardive, thèse en préparation à l’Université de Liège sous la direction de X. Deru.

Olcese Gl., Ceramiche comuni a Roma e in area romana. Produzione, circolazione e tecnologia. Tarda età repubblicana – prima età imperiale, Mantoue, 2003.

Pavolini C., « Appunti sui “vasetti ovoidi e piriformi” di Ostia », dans Mélanges de l’école française de Rome. Antiquité 92.2 (1980), pp. 993-1020.

Pavolini C., Scavi di Ostia, XIII. La ceramica comune. Le forme in argilla depurata dell’antiquarium, Rome, 2000.